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‘Ndrangheta a Roma, arresti nel clan Crea, boss di Primavalle. In manette anche un agente della mobile

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Il gruppo criminale gestiva diverse attività commerciali nel quartiere periferico romano. Sono accusati anche di spaccio di droga

L’operazione della polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, è scattata all’alba. In manette sono finiti diversi esponenti della criminalità calabrese appartenenti alla famiglia Crea, originari dell’alto Ionio reggino e in particolare del paese di Stilo (Reggio Calabria): gestivano diverse attività commerciali nel quartiere romano di Primavalle e si erano inseriti nel tessuto economico, commerciale e sociale della zona periferica della città, imponendo la propria presenza sul territorio. Tra gli arrestati c’è anche un poliziotto, in servizio presso la squadra mobile: è ritenuto responsabile di essersi introdotto nel sistema d’indagine Interforze Sdi, “con abuso dei poteri e in violazione ai doveri inerenti il servizio”, per raccogliere informazioni sulle indagini a carico dei soggetti coinvolti.

In manette sono finite sette persone: Enrico Rocco Crea, 67 anni e suo fratello Massimiliano 44 anni. I giovani, Mario Crea, classe 1988, Mirko Bava, nato nel 1993, poi Marco Pisani, ’68, Sebastiano Cossu, del 1961 e Valter Mancini, nato nel 1965. Sono ritenuti responsabili di detenzione e spaccio di droga, detenzione abusiva di armi e accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, tutti aggravati dal concorso esterno in associazione mafiosa per aver agevolato l’attività della ‘ndrangheta, con articolazioni territoriali in Calabria e nella provincia di Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio.

Le indagini della squadra mobile si sono concentrate sulle attività criminali dagli appartenenti al clan calabrese dei Crea, nella Capitale ormai da diversi anni, ma originari di Stilo, centro dell’alto Ionio reggino situato tra i comuni di Monasterace e Guardavalle, già teatro di violente faide tra famiglie di ‘ndrangheta e della nota ‘faida dei boschi’ che ha provocato decine di morti ammazzati tra i clan contrapposti. Proprio l’ostilità tra le famiglie di ‘ndrangheta operanti nel centro di Stilo ha determinato, alcuni anni fa, il trasferimento di alcuni membri della famiglia malavitosa fuori dalla Calabria. In primis i fratelli Adolfo Crea e Aldo Cosimo, cugini degli arrestati, che fuggiti dalla guerra di mafia contro i Gallace-Novella, si stabilirono a Torino all’inizio degli anni 2000 per poi essere arrestati l’8 giugno 2011 per il reato di associazione di tipo mafioso, nel corso dell’operazione ‘Minotauro’.

A conferma della pericolosità criminale degli arrestati sono state acquisite anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gianni Cretarola – esecutore materiale dell’omicidio di Vincenzo Femia ritenuto il ‘referente romano’ del noto clan Nirta di San Luca – che ha riferito la struttura criminale dei Crea e i suoi collegamenti operativi con altre organizzazioni presenti nella capitale, primo tra tutte il clan Alvaro di Sinopoli. In particolare è emerso il ruolo principale di Enrico Rocco Crea e del fratello Umberto che nonostante le restrizioni dello stato di detenzione in cui si trovavano, inviavano durante i colloqui in carcere le disposizioni che venivano puntualmente eseguite dagli altri componenti e affiliati della famiglia.

I componenti più giovani del clan, Mirko Bava e Mario Crea, invece, si recavano periodicamente ai colloqui in carcere, portando notizie e ricevendo le disposizioni che poi riferivano agli altri affiliati. I due sono stati arresti lo scorso 8 maggio trovati in possesso di un’arma da fuoco priva di matricola, diverse munizioni e di due manufatti esplosivi artigianali. Oltre ai fratello Umberto ed Enrico Rocco, le redini della famiglia erano tenute anche dall’altro fratello Massimiliano, che era impegnato nella gestione dei traffici di droga.

E ancora. La squadra mobile ha documentato la presenza di altre ‘giovani leve’ che si occupavano di tutte le attività della famiglia Crea: dall’incombenza di ‘fare da autista’ agli anziani del sodalizio all’accompagnare gli ‘ospiti’ che venivano dalla Calabria fino a minacciare altre persone, anche con l’uso di armi da fuoco. Tra questi, anche Jacopo Vannicola, genero di Enrico Rocco, arrestato il 22 aprile dello scorso anno per detenzione di cocaina, Valter Mancini e Sebastiano Cossu che avevano illecitamente quantità di droga destinate alla vendita. In particolare, proprio l’arresto di Vannicola creerà grande fermento all’interno della famiglia Crea confermando che il traffico di droga costituiva l’attività principale del sodalizio criminale e determinando della famiglia e i principali affiliati all’organizzazione a disporre un vero e proprio summit presso un bar in zona Primavalle.

http://roma.repubblica.it/cronaca/2015/03/25/news/ndrangheta_arrestati_a_roma_esponenti_del_clan_crea-110405796/


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